Questo vitigno dà origine a una delle DOC più piccole del Bel Paese
La produzione di questa rara eccellenza delle Langhe è circoscritta oggi a soli 18 ettari all’interno del comune di Verduno e parte dei comuni di La Morra e Roddi. Questo vitigno dà origine a una delle DOC più piccole del Bel Paese ed è stato capace nel tempo di conquistare trasversalmente un pubblico vasto ed eterogeneo.
In origine il Pelaverga piccolo veniva impiantato insieme a Barbera e Nebbiolo ed è solo a partire dagli anni ’70 che i viticoltori più lungimiranti, avendone compreso le potenzialità, hanno deciso di provare a coltivarla e vinificarla in purezza per ottenere un vino dal gusto assolutamente delicato e dal grande equilibrio.
L’antico vitigno compare già nel 1400 tra gli statuti di Verduno come “uve negre” aggrappate a piccole e deliziose mele, alberi da frutta che al tempo servivano come supporti vivi per la coltura della vite.
Nel 1606 Giovanni Battista Croce lo definisce come “vinello purpureo, poco potente, dolciastro”. Più tardi, nel 1631, il borgo di Verduno entra a far parte del Ducato Sabaudo, popolato all’epoca da estimatori e amanti del buon Pelaverga e del Barolo.
La leggenda di questo vitigno incomincia nel 1700 quando il Sacerdote di Verduno, confessore del Duca Vittorio Amedeo II, il Beato Sebastiano Valfrè, decise di portare con se dal Saluzzese un mazzetto di barbatelle di Pelaverga. Il secolo successivo, nel 1837 è con il Re Carlo Alberto che si afferma la presenza dell’uva nelle Langhe. Il Re decide di affidare all’enologo Francesco Staglieno la gestione della sua proprietà, con l’obiettivo di trasformarla in un’azienda vitivinicola.
Infine nel 1960, dopo i primi timidi esperimenti e coltivazioni sporadiche, si incominciò a parlare di vinificazione in purezza. A concretizzare gli sforzi e le intuizione negli anni ’70 il Comune di Verduno autorizza per la prima volta la trasformazione di un terreno in vigna sperimentale. Questo appezzamento viene messo a disposizione delle Facoltà di Agraria di Torino e Milano. Il riconoscimento della DOC, avvenuto nel 1995, è dovuto soprattutto all’importante e prezioso contributo di Luigi Veronelli. Nella sua ricerca scientifica egli decise di predisporre l’impianto di ben trenta cloni e vitigni che permisero di ottenere le basi del materiale vinicolo selezionato, utile e indispensabile per la creazione dei vigneti futuri.
Oggi i produttori del Verduno Pelaverga sono poco più di una decina con una produzione totale annua pari a 140.000 bottiglie circa.
Per produrre la DOC “Verduno Pelaverga” o “Verduno” bisogna utilizzare un minimo di 85% di uve Pelaverga piccolo e per il restante 15% è consentito l’inserimento di altre uve a bacca nera originarie della Regione Piemonte. La produzione massima per ettaro è di 90 q.li uva con una resa minima in vino pari al 70%.
Il terreno di origine è prevalentemente argilloso, calcareo a tratti sabbioso. Dotato di vigore e buona produttività, questa cultivar presenta una maturazione tardiva e resistente alle gelate di inizio primavera.
Il colore si presenta rosso rubino intenso che muta con il passare del tempo verso l’aranciato. Al naso i sentori tipici dell’uva ricordano quelli di violetta e ribes per accompagnarsi con l’aereazione al pepe bianco e alla rosa canina. All’assaggio la trama fruttata e fragrante creano un equilibrio fresco e vellutato con aromi di frutta secca nel finale.
La natura intensa e strutturata consente abbinamenti con piatti tipici della cucina piemontese. Agnolotti al ragù, tajarin al tartufo e carne cruda di Fassone battuta al coltello. Ottimo se accostato ai formaggi piemontesi DOP Bra tenero e Murazzano. La temperatura di servizio consigliata è tra i 18° C e 20° C.
Campagna finanziata ai sensi dell’asse IV – PSR 2007/2013 – Gal Langhe Roero Leader