Prima ancora del Qr Code, il primo e vero strumento applicato in un’etichetta per rintracciare un prodotto è stato il codice a bare, anche noto come codice EAN
Nel caso in cui ancora non si sapesse, prima ancora del Qr Code, è apparso sulla scena della rintracciabilità dei beni che acquistiamo, il codice a bare, anche noto come codice EAN. Il primo e vero strumento mai creato e applicato in un’etichetta atto a rintracciare un prodotto, sia esso vino, olio o formaggio.
Uno strumento che ha cambiato l’approccio alla distribuzione ma soprattutto della logistica, introducendo precisione e velocità nel reperire informazioni. Una rivoluzione che ha visto come protagonista il settore retail – che ha cominciato ad adottarlo per incrementare la produttività di un punto vendita o la gestione dell’inventario – che ha così beneficiato di una riduzione di costi e di una migliore efficienza nei servizi.
Vantaggi che non si sono tradotti solo all’interno ma anche all’esterno, ossia per i dipendenti e col tempo anche per i consumatori, ormai abituati alla vista del suddetto codice che, quanto ad età, non si può certo catalogare come “giovane”. Il codice a barre infatti è nato prima di Internet, del “world wide web”. Un vero e proprio apripista della tecnologia e della “connessione tra i mondi”, tra gli attori del commercio.
A fianco all’EAN è poi arrivato, agli inizi degli anni Duemila, il Quick Response Code (codice a risposta veloce), una matrice bidimensionale modificabile sempre e in buona parte da remoto, che memorizza e proietta con una sola scansione una moltitudine di informazioni per il consumatore finale: foto, video, schede tecniche del prodotto, lead generation, coupon, ecc. Non v’è limite. Una vetrina del mondo di un produttore a portata di click insomma, che recentemente è diventato ancora più potente perché in grado di contenere anche tutte le informazioni del codice EAN.
Quindi presto al supermercato potremo vedere la cassiera o un consumatore presso le self machine effettuare la scansione di un bene con il Qr Code dal suo smartphone per accedere, ad esempio, a informazioni nutrizionali sullo stesso o procedere al pagamento.
Se questa ultima pratica spaventa, basta fare un passo indietro e immaginarsi di essere al ristorante o con amici a casa, in uno di quei momenti in cui si vuole sapere tutto del vino che si sta sorseggiando. Accendiamo la fotocamera del telefono, inquadriamo il codice e sarà una questione di Quick Response!
Erika Mantovan