Blog   |   19/02/2019

Le formazioni geologiche e il loro significato nel mondo del vino

Breve approfondimento riguardo i nomi che diamo alle rocce.

Nel percorso che ognuno di noi con passione intraprende nel vasto mondo del vino e della vitivinicoltura accade non di rado di sentir parlare di formazioni geologiche; questo accade quando, alle degustazioni, alle visite in cantina o negli articoli specializzati viene approfondito l’aspetto del terroir legato al suolo o alla geologia dei luoghi che interessano un vigneto o un’area vitivinicola. Capita, inoltre, che ne sentiamo parlare, ma non ce ne rendiamo conto.

Marne di Sant’Agata Fossili (Barolo Docg, Nizza Docg), Arenarie di Serravalle (Nizza Docg), Craie a Belemnites (Champagne), Argiles a Silex (Champagne), Calcaire a Huitres (Bordeaux) e via di questo passo; questi sono i nomi che si adoperano in geologia per indicare le unità nelle quali vengono suddivisi gli ammassi rocciosi della crosta terrestre.

Una formazione geologica[1] è un’unità stratigrafica fondamentale, caratterizzata da una precisa tipologia di rocce, individuabile come un insieme a sé stante per le sue caratteristiche fisiche (caratteri litologici, mineralogici o sedimentologici) e distinguibile dalle formazioni soprastanti, sottostanti e laterali. Strutture minori riconoscibili all’interno di una formazione possono essere gli strati, gli orizzonti o le lenti.

Cosa significa? Generalizzando per semplificazione si considera una formazione un ammasso roccioso costituito da un insieme di strati, dove uno strato si può considerare in prima approssimazione una struttura rocciosa orizzontale di un metro circa di spessore. Le formazioni presentano spessore variabile da un caso all’altro (da qualche decina fino alle centinaia di metri di spessore) e possono essere formate da qualsiasi tipo di roccia, siano esse sedimentarie, vulcaniche, magmatiche o metamorfiche.

Infine, è più raro ma va considerato, si possono incontrare anche formazioni che al loro interno non sono stratificate, ma sono costituite da roccia per lo più omogenea. Ogni formazione porta il suo nome, che è quasi sempre composto dal nome della roccia principale che la costituisce unitamente con un altro nome che spesso corrisponde al toponimo del luogo nel quale la si trova meglio rappresentata; inoltre non è raro che il nome faccia riferimento al suo contenuto in fossili o al suo contenuto minerale, peculiare per quella stessa formazione e solo per quella.

Le formazioni però sono ben lungi dall’essere costituite da un solo tipo di roccia, anzi. In generale, sono costituite dalla roccia che dà loro il nome, ma comunemente al loro interno si trovano molti altri tipi di rocce, come lenti, strati difformi e contenuto fossile o minerale variabile a seconda della porzione in cui la si considera. Dunque il nome formazionale non è mai esaustivo di per sé, ma è necessario riferirsi alla letteratura per trovare le descrizioni approfondite della composizione precisa di ogni formazione. Così, ad esempio, se consideriamo le Arenarie di Serravalle, scopriremo che, nel complesso, sono costituite da marne, arenarie e sabbie in banchi alternati[2], una realtà ben più articolata di quella semplicemente indicata dal suo nome.

Per quanto riguarda il mondo del vino l’importanza della formazione geologica è legata al frutto e al nutrimento che esso trae dal suolo, il quale deriva in maniera diretta dalla roccia madre, cioè proprio la roccia descritta dalla formazione geologica in quel luogo. Anche se il suolo si differenzia dalla sua roccia madre per tutta una serie di motivi legati alla formazione del suolo stesso, il suo contenuto minerale deriva in buona parte dal substrato roccioso. La vite, che si nutre nel suolo e normalmente spinge le sue radici anche fino alla profondità della roccia madre, prenderà il suo carico minerale proprio da questo vasto serbatoio chimico e, come risaputo, cederà questa ricchezza al mosto e quindi al vino.

Sarebbe interessante proporre una classifica dei substrati di roccia madre e individuare le migliori formazioni geologiche per la coltivazione della vite ma, per fortuna, questa classifica non esiste, perché i fattori che regolano il processo di creazione di un suolo (pedogenesi) sono tali e tanti da permettere a qualsiasi roccia madre di sviluppare un suolo ben strutturato e fertile.

In conclusione, ci possiamo lasciare fino alla prossima breve nota con un’indicazione di massima: i suoli di derivazione vulcanica vantano una spiccata propensione alla fertilità fisica e chimica. Le sue peculiarità sono tali ad aver spinto i produttori ad unirsi in un consorzio chiamato Volcanic wines[3], che raggruppa ogni azienda che produce vino da viti su suoli di derivazione vulcanica in Italia, da nord a nud li riunisce tutti, dal Soave al Pantelleria. É l’ unico caso nel quale il legante che unisce il consorzio risiede nella natura della roccia madre e del suolo derivato.

Alberto Cotti

 

[1] Formazione geologica, Treccani, enciclopedia on-line
[2] Carta Geologica d’Italia, scala 1:100.000, foglio 69 Asti
[3] www.ilsoave.com/volcanic-wines-litalia-del-vino-si-presenta-unita-sotto-il-segno-del-vulcano

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