Abbiamo chiesto a uno dei più autorevoli influencer della Scandinavia, Anders Levander, di raccontarci la sua percezione del Piemonte e dei suoi vini.
Quello della Scandinavia è un terreno ben battuto dai produttori di vino nostrano. Ma si può fare di più, perché si tratta di una microeconomia di grande scala, da conoscere, anche se non paragonabile a USA e Germania, fedeli partner piemontesi da tempo. In Svezia, Norvegia e Danimarca l’interesse per i vini piemontesi è crescente ma, se da una parte abbiamo le richieste stringenti dei monopoli, dall’altra abbiamo consumi influenzati da due fattori ben connessi tra loro: prezzo (basso e alto) e qualità mixata a novità. Con vini rosa e bio in aumento. E anche qui dobbiamo scontrarci con la Francia, ben più rappresentata nel canale Ho.Re.Ca.
Abbiamo chiesto a uno dei più autorevoli influencer della Scandinavia, Anders Levander, di raccontarci la sua percezione del Piemonte e dei suoi vini.
Come ti sei avvicinato al mondo del vino?
Degusto vini da 40 anni. Tutto è iniziato come hobby all’età di 18 anni, con la passione per la geografia e le persone, elementi collegati al vino insieme alle emozioni. Piano piano ho affinato le mie conoscenze partecipando a degustazioni alla cieca ed eventi, fino a diventare membro di varie giurie. Un percorso e una passione che vent’anni fa mi hanno spinto a lasciare le mie attività nel settore dell’industria e della finanza.
Oggi sono l’editore del magazine wine&food più influente in Scandinavia, con un team di dieci persone tutte coinvolte nella gestione di due piattaforme: dinvinguide.se e dryckeslistan.se. Con un approccio smart e dinamico abbiamo 250.000 lettori unici ogni settimana e 1.500.000 lettori solo per le pubblicazioni legate al vino.
Cosa ci puoi dire sul mercato e sui consumi di vino piemontesi in Scandinavia?
Guardando alla storia: i vini piemontesi sono diventati popolari 10-15 fa, trainati soprattutto da Barolo e Barbaresco. I consumatori di oggi sono preparati, conoscono e consumano anche Barbera, Dolcetto e Arneis. Ma c’è anche una crescente attenzione per i vini dell’Alto Piemonte. L’areale più interessante oggi sulla carta, se si guarda al futuro e si riflette su quanto accaduto con l’Etna e il suo Nerello Mascalese…
E se le Langhe oggi con Barolo e Barbaresco godono di una reputazione incredibile, in futuro l’Alto Piemonte si farà sempre più strada, vuoi per il cambiamento climatico e i suoli più acidi, vuoi perché si tratta di una zona emergente, capace di produrre vini a base Nebbiolo molto eleganti, che personalmente amo molto!
Il mercato scandinavo è molto veloce e reattivo: accoglie senza pregiudizi le novità, probabilmente perché non essendo Paesi produttori di vino, viene meno il senso di protezionismo che tende a favorire il consumo di beni nazionali nel mercato interno rispetto agli altri. Gli scandinavi inoltre sono molto curiosi e attenti ai trend del vino e viaggiano molto: questo spiega la presenza e il consumo di molti prodotti italiani (anche food) nel mercato.
La mia opinione sul Piemonte è davvero molto buona. Il mio cuore appartiene a questa regione, che visito con piacere dalle 4 alle 6 settimane ogni anno per le sue eccellenze enogastronomiche nell’ultima decade.
Erika Mantovan