«I giapponesi sono assetati di sapere e sempre interessati a conoscere le culture delle altre nazioni. Il segreto è avere la pazienza di promuovere il proprio vino con costanza».
Il 13 novembre 2017 I Vini del Piemonte sarà a Tokyo insieme alla guida Slow Wine per un evento di promozione dei vini italiani – con focus sul Piemonte – rivolto ai professionisti del settore nipponici.
L’evento sarà organizzato in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana in Giappone e includerà due Master Class di approfondimento condotte da Kazuo Naito, il “re” dei sommelier giapponesi specializzati sul vino italiano. I nostri partner della Camera di Commercio Italiana in Giappone hanno fatto qualche domanda a Kazuo in vista dell’evento.
Qual è il motivo che ti ha spinto a voler diventare un sommelier.
Sono entrato inizialmente nel mondo della ristorazione pensando di diventare un cuoco, ma già nei tempi in cui aiutavo in sala il mio occhio cadeva spesso sui vini. Venendo poi a contatto con le diverse cucine nazionali ho riscoperto il vino come parte integrante di quelle culture e ho dunque deciso di approfondire le mie conoscenze in merito.
Pensi che in Giappone sia diffusa la cultura del vino?
Credo di sì. A differenza che in passato, ad esempio, al giorno d’oggi si può comprare il vino ai chioschi o nei negozi delle stazioni e penso che il recente trend di mangiare a casa abbia creato una voglia creativa che ha ulteriormente stimolato il consumo di vino. C’è poi un interesse crescente per il vino giapponese, inquadrabile in una generale attenzione per la produzione e il consumo di prodotti “a Km zero”.
Qual è il tuo giudizio sul mercato di importazione del vino in Giappone?
È cresciuta la vendita di vino dal Cile, che offre dei prezzi modesti. Questo rispecchia la nuova tendenza dei giapponesi a consumare il vino anche in casa e non più necessariamente solo fuori. Per quanto riguarda il vino di fascia alta la Francia rimane ancora in vetta e i gusti rimangono comunque molto diversi da quelli del mercato americano.
In che modo viene percepito il vino italiano dai consumatori giapponesi?
Sono sopraffatti dalla varietà di qualità di uva e delle innumerevoli regioni di provenienza. Certo sono felici di colmare le proprie lacune in merito, ma apprendere in modo completo le informazioni necessarie richiede tempo e perseveranza. D’altro canto, i giapponesi pensano che i vini italiani si possano gustare anche senza troppi pensieri, grazie all’atmosfera festosa e allegra che caratterizza il vostro Paese dal Nord al Sud.
C’è un piatto che si può offrire anche in Giappone e che si adatta ai vini del Piemonte?
Il piatto piemontese più diffuso in Giappone è la bagna caöda. Dovunque in Giappone, in qualsiasi ristorante italiano ci si rechi, la bagna caöda si trova a menu, e non si mangia necessariamente in stagioni determinate o durante eventi particolari: è diventato un piatto popolare sempre, grazie all’amore dei giapponesi per le verdure crude a tavola. Tutti poi conoscono il Tartufo Bianco d’Alba.
Ai giapponesi piacciono ovviamente pasta e risotto, ma sarebbe bello che aumentassero in popolarità i piatti specificamente piemontesi.
Per un vino, qual è il segreto per avere successo in Giappone?
I giapponesi sono assetati di sapere e sempre interessati a conoscere le culture delle altre nazioni, ma la realtà è che ci si trova a scegliere tra un’innumerevole offerta da cantine da tutto il mondo. Il giudizio dei consumatori non si ferma al sapore del vino, ma necessariamente si basa su tutto il contesto che viene dato: dal tipo di uva alla zona di origine. Il mio consiglio è che si abbia la pazienza di promuovere il proprio vino con costanza e non credere nell’unico colpo risolutore.
Che cosa consiglieresti a una cantina piemontese che voglia iniziare a vendere il proprio vino in Giappone?
In Giappone si tengono ormai eventi numerosi eventi sul vino, ma il mio consiglio è quello di partecipare agli eventi che abbiano un focus sul vino italiano, e certamente tra questi non posso non citare l’evento organizzato da I Vini del Piemonte e Slow Wine, in cui sarò relatore a Tokyo il 13 novembre.
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