Abbiamo chiesto a uno dei più importanti attori della comunicazione e del commercio del vino in Canada, Gurvinder Bhatia, di raccontarci brevemente lo stato dell’arte dei vini prodotti in Piemonte e quali sono le denominazioni italiane al momento maggiormente richieste.
Gurvinder da quanto tempo operi nel settore del vino?
Da oltre 24 anni: ho avuto negozi, sono stato giornalista tra radio, televisione e stampa. Attualmente sono l’editore per la sezione vini di Quench, la rivista di enogastronomia più diffusa in Canada e tra gli autori, sempre per la sezione vini, di Global Television. Sono anche il direttore di un gruppo che possiede ristoranti, negozi e hotel e tengo corsi sul vino rivolti ai rappresentanti del settore Ho.Re.Ca.
Quali vini italiani e piemontesi sono al momento nel mirino del mercato canadese?
L’interesse da parte di enoteche e ristoranti è evidente: la popolarità dei vini italiani è aumentata in maniera significativa negli ultimi 5-8 anni. I brand più noti da anni sono Amarone, Barolo, Brunello, i super tuscan e il Chianti, tuttavia negli ultimi anni si è registrato un maggiore interesse per i vini prodotti con uve autoctone e meno conosciute. In linea generale le vendite dei vini italiani sono cresciute anche se il tasso varia da provincia a provincia.
Quali sono i fattori che hanno determinato questa crescita?
Molti. I consumatori hanno iniziato a viaggiare e a informarsi di più è il valore dell’esperienza quello che più conta. Il trend positivo del turismo enogastronomico lo conferma. Il Bel Paese è la meta culturale per eccellenza, la più attraente, e quindi anche i vini sono diventati motivo di maggiore interesse. In Canada ci sono moltissimi ristoranti che propongono vini italiani in carta, così da far vivere in maniera naturale l’Italian experience. L’interesse dell’industria e dei consumatori è maggiormente rivolto ai vini prodotti nelle zone cosiddette minori o inesplorate in cui è più facile trovare vitigni tipici, simbolo di qualità e unicità, fattore che non può essere ignorato soprattutto quando si parla di Piemonte, dove, oltre ai più noti Nebbiolo, Barbera, Dolcetto e Freisa, trovano sempre più spazio vini come Grignolino, Pelaverga, Ruché, Arneis, Erbaluce, Nascetta e Timorasso.
Cosa pensi dei vini prodotti nell’Alto Piemonte?
Sono un grande fan dei vini dell’Alto Piemonte, fondamentalmente perché il fil rouge in tutti questi vini è il Nebbiolo, uno dei più grandi vitigni al mondo per la sua struttura tannica, l’acidità, il potenziale di invecchiamento e soprattutto per la sua capacità di esprimere il terroir.
Ma l’Alto Piemonte è anche un’areale produttivo di grande appeal per la sua storia: in passato infatti Lessona e Boca erano ben più famosi dei vini delle Langhe!
Il crescente interesse dei wine lovers per questa zona è dovuto certamente alla forte domanda di vini a base di uve Nebbiolo, ma i vini qui hanno tutto un altro timbro per via del particolare microclima, dovuto alla vicinanza delle montagne, e dello sfaccettato terroir.
Inoltre credo fermamente che il cambiamento climatico in atto sia di grande aiuto alle uve che qui maturano ora più facilmente rispetto al passato, mantenendo una bella freschezza, non sempre riscontrata invece nelle ultime annate più calde a Barolo e Barbaresco. Ne derivano quindi vini eleganti con un’acidità vivace, una grande mineralità e gustosa qualità, senza dimenticare l’ottimo potenziale di invecchiamento.
L’aspetto più interessante è senza dubbio il prezzo medio, più economico rispetto a Barolo e Barbaresco con un livello qualitativo molto spesso davvero alto.
Il 2019 è l’anno del Dolcetto. Cosa ci puoi dire rispetto al trend di mercato di questo vino?
Penso che le persone in Canada abbiamo bisogno di riscoprire il Dolcetto. Probabilmente il grande interesse per le varietà autoctone lo ha messo un po’ in ombra. E sicuramente le persone necessitano di maggiori informazioni per comprendere bene le diverse caratteristiche dei Dolcetto d’Alba, di Diano e Dogliani.
Infine in Canada i consumatori acquistano vini autoctoni o Barbera quando hanno un budget più contenuto e dunque, considerando anche qui il livello di prezzo più basso del Dolcetto, ci potrebbe esser un buon potenziale di sviluppo, avvallato dalla presenza di un cospicuo numero di belle etichette prodotte.
Hai altri punti di vista da condividere con noi circa i vini piemontesi?
Adoro i vini piemontesi e la cosa che più apprezzo è la loro eccellente capacità di sposarsi in con il cibo. I produttori dovrebbero ricordarsi di non lasciarsi influenzare troppo dalle mode e sforzarsi di restare attaccati alle loro origini, producendo vini fedeli alle caratteristiche del vitigno e del terroir in cui si coltivano le uve. Il vino è il risultato di un insieme di elementi: persone, natura, cultura e storia. E il Piemonte è una delle regioni vinicole migliori al mondo da questo punto di vista!
Erika Mantovan