Da qualche tempo i produttori nostrani devono fare i conti con una nuova malattia, il mal dell’esca: un danno economico per i produttori, che insieme alla flavescenza dorata è stimato intorno al 10% delle vigne in Italia.
Da qualche tempo i produttori nostrani devono fare i conti con una nuova malattia, il mal dell’esca. Nuova relativamente perché in passato attaccava le piante più adulte e il solo tronco mentre oggi arriva a causare un deperimento feroce delle piante che non raggiungono i dieci di vita. Un danno economico per i produttori, che insieme alla flavescenza dorata è stimato intorno al 10% delle vigne in Italia.
Una notizia buona però c’è: si può prevenire. Come? Si parte e si torna sempre nello stesso luogo: la vigna. È qui che si gioca la partita. Le strategie e le scelte sistemiche devono essere attuate in maniera organica e impostate nel lungo periodo, prendendo in considerazione tutti gli aspetti agronomici: l’impianto, i terreni, le barbatelle, i porta innesti e la gestione del vigore del vigneto. Senza dimenticare i cambiamenti climatici in atto, che inevitabilmente comporteranno ulteriori mutamenti.
Sempre tra i filari, la potatura è uno dei lavori su cui bisogna ancora raccogliere dati e fare esperienza, attraverso l’analisi dell’efficacia dei prodotti curativi e preventivi, nonché delle tecniche migliori. Perché la malattia si manifesta molto più spesso quando ci sono tagli errati e il “Vigneto Italia” va tutelato attraverso una conoscenza approfondita. Questo tra i tanti temi discussi alla tavola rotonda “Non abbocchiamo all’esca” tenutasi il 14 marzo 2019 a Gavi con esperti arrivati da tutta Europa: Costanza Fregoni (Donne della Vite e responsabile di Horta srl), la Prof.ssa Laura Mugnai (DAGRI, Dipartimento Di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali), il Dr. Olivier Viret, (Responsabile del Centre de compétence cultures spéciales DEIS), Marc Birebent (Presidente di Worldwide Vineyards), i preparatori d’uva Simonit&Sirch e il dott. Eugenio Sartori (Vivai cooperativi Rauscedo) con i contributi dell’agrotecnico Davide Ferrarese (VignaVeritas) e di Matteo Ascheri, qui in qualità di produttore e di Presidente del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.
Sempre in questa sede si sono confermate la maggiore sensibilità di alcune cultivar alle Malattie del Legno, come Croatina e Bonarda, viceversa il nostro amato Nebbiolo parrebbe essere tra i più immuni alla patologia: un’altra buona notizia per i produttori del Piemonte!
Erika Mantovan