Lo chiamano l’uomo delle mappe, Alessandro Masnaghetti dal suo primo progetto nel 1994, insieme a Veronelli, sul Barbaresco, ne ha fatta di strada. Eccome. Ricercato dalle più importanti denominazioni dello Stivale e oltremare non c’è sentiero e sentimento nelle sue carte che non sia stato provato.
Lo chiamano l’uomo delle mappe, Alessandro Masnaghetti dal suo primo progetto nel 1994, insieme a Veronelli, sul Barbaresco, ne ha fatta di strada, eccome! Ricercato dalle più importanti denominazioni dello Stivale e oltremare non c’è sentiero e sentimento nelle sue carte che non sia stato provato. In tutti i suoi lavori c’è la rappresentazione, chiara e puntuale, della realtà di un intero areale di produzione. Tra i soggetti predominanti ci sono sempre il paesaggio (il cambiamento di vegetazione) e la toponomastica (la tradizione locale, la memoria storica delle pratiche e dell’uomo), che nel secondo volume dedicato alle MGA Barolo diventano un esaustivo racconto dell’incredibile percorso fatto da questo nobile vino. Nel Vol II infatti oltre ai confronti di mappe del 1970 con quelle odierne si trovano le descrizioni delle ultime 18 annate con dati sulla piovosità e le temperature, con relative 130 MGA suddivise in base all’epoca di vendemmia. Tra le chicche degne di menzione sicuramente troviamo un bel focus dei proprietari della magica Vigna Rionda dagli anni ’30 ad oggi e l’intero saggio integrale di Ferdinando Vignolo-Lutati sulla delimitazione delle zone a vini tipici (1929).
Volumi che arricchiscono ancora di più la zona del Barolo regalando a tutti gli attori del territorio un’opportunità di confronto e di riflessione. Per non parlare del lettore che da tutto il mondo può studiare ed approfondire tutte le sfumature storiche e ancora presenti nelle colline degli 11 comuni in cui è consentita la produzione della DOCG. Strumenti informativi e di sviluppo turistico perché non è raro sentire dire da Masnaghetti che le sue mappe “bisogna saperle usare” dal territorio tutto per dar un senso più ampio all’enorme lavoro di ricerca e di catalogazione fatto, destinato a diventare il nuovo punto di riferimento per tutti gli amanti del vino dei Re, certo, ma anche per chi essendo alle prime armi decide di percorre le strade di Langa in chiave moderna, con smartphone alla mano, grazie al MGA geolocation tool in grado di visualizzare la propria posizione all’interno di un cru in tempo reale.
Ma come nasce l’idea di mappare i territori? Alessandro, appassionato anche di sigari se ne accende uno, prima di mettersi in viaggio verso la Toscana, per iniziare a raccontare il suo iter. Si trovava a Bordeaux quando li ha scoperti, quasi per caso, e da quel momento non li ha mai abbandonati. Così come la voglia di fare una mappa ispirato anche dal Veronelli e dallo studio delle più antiche carte francesi, passando dalla Borgogna al Bordeaux. In realtà negli anni novanta probabilmente l’Italia si presentava con pochi segmenti di pubblico che fossero in grado di capirle… Si era troppo in anticipo sui tempi e per questo era necessario avere le idee chiare e capire come impostare un lavoro non troppo impegnativo, in grado di far passare che cosa ci sia dietro una mappa anche se “non c’è nulla che lo spiega”. Perché bisogna entrarci e viverla. Camminare (tanto) per raccontare l’origine e il percorso di una collina e dei suoi vini. L’idea non era quella di fare un libro ma di realizzare una fotografia impressionista in grado di catturare tutta la luce possibile, senza ombre, volta a creare messaggi fedeli, comprensibili e dal prezzo accessibile. Materiale poi, “perché con la carta e con un corrispettivo economico chiesto e ricevuto, i feedback positivi hanno tutto un altro valore”. Il progetto quindi rimane a fermentare in testa e dopo quindici anni prende forma. La prima mappa, uscita nel 2007, non era un allegato di una rivista ma un “tel quel” in formato A3 e con una distribuzione cauta e prudente. Fortunatamente l’interesse cresciuto per il vino ha contribuito a fidelizzare nel tempo i lettori. Produttori in primis, ma anche appassionati che non lo conoscevano e conoscono, soprattutto i più giovani, come abile giornalista e curatore di guide. Ciò che è evidente in tutte le sue presentazioni e nelle interviste rilasciate è la sua passione per le cartine geografiche e per i luoghi rappresentati. Si respira la sua felicità nel farle che deve esser un motivo di orgoglio ed un esempio per tutti i produttori che le usano in cantina per spiegare ai visitatori dove si trovano i cru da cui vengono prodotti i vini. Confida poi sorridendo che spesso gli capita di ricevere ringraziamenti perché si trovano aneddoti ed indicazioni di posti che fanno “ri-scoprire delle cose”, che fanno riaffiorare ricordi di gioventù. Momenti che valgono tutti gli sforzi.
Le mappe diventano degli ambasciatori, in tutto il mondo, rientrano tra gli oggetti indispensabili per promuovere il territorio, la storia e il vino.
Complimenti, Alessandro.
Erika Mantovan
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